martedì 6 marzo 2012

Rissa al Berchet, Forza Nuova propone un dibattito sulla libertà d’espressione:«No, siete razzisti»




Lotta Studentesca: discutiamo sulla libertà di espressione. La risposta: «La propaganda razzista è altro»


MILANO – Un dibattito pubblico sulla libertà di espressione, lo propone Forza Nuova dopo gli scontri di sabato mattina per un loro volantinaggio davanti al liceo classico Berchet. E vorrebbero come ospite proprio lo studente che ha raccontato di aver preso (da loro) due pugni in faccia per aver rifiutato i volantini.Mentre i collettivi su Facebook chiamano a raccolta gli studenti («né al Berchet né altrove fuori i fasci dalla scuole») e preparano uno «spezzone antifascista» per il corteo di venerdì mattina, Forza Nuova rivendica una libertà di espressione che sabato, davanti alla scuola di via Commenda, sarebbe stata negata.
Ieri il comunicato sul sito di Forza Nuova: «Alcuni giovani di Lotta Studentesca che sabato volantinavano al Berchet sono stati aggrediti verbalmente e fisicamente da studenti che volevano impedirne l’azione politica. Alcuni giornali hanno anche parlato di aggressione antisemita, smentita fra l’altro dal diretto interessato. Invitiamo quello studente e chi non ha paura a un confronto pubblico. La paura genera pregiudizi».
Il liceale del Berchet, iscritto al quinto anno e rappresentante degli studenti, conferma l’aggressione («preso a pugni, ma non perché ebreo») e respinge l’invito: «La libertà di espressione è una cosa, la propaganda su xenofobia e razzismo è altro. Loro sono liberi di volantinare, io di rifiutare il loro volantino che parla di “orde di immigrati”. E rifiuto anche il loro dibattito pubblico».
Volantinaggi a scuola e libertà di espressione. «Viene garantita solo ad alcuni», è la denuncia di Forza Nuova. Mentre il leghista Matteo Salvini meno di un mese fa aveva polemizzato quando il sindaco Pisapia era stato invitato al «suo» liceo Berchet: «Nelle scuole di Milano parla solo la sinistra», sosteneva il capogruppo del Carroccio. Salvini aveva parlato di «discriminazione»: «Mi sono reso disponibile a intervenire in tutti gli istituti della città, nessuno mi ha invitato. Nemmeno il mio ex liceo, il Manzoni». Un invito per Salvini infine è arrivato. Oggi incontrerà gli studenti del liceo scientifico Leonardo da Vinci, con l’assessore alle Politiche sociali, Pierfrancesco Majorino.


Corriere della Sera


Federica Cavadini


6 marzo 2012




Signori che dire…parlano di razzismo e xenofobia ma sono i primi ad evitare il confronto con quelli diversi da loro. Forse perchè non hanno nulla da dire. Forse perchè sono proprio loro ad essere imbevuti di pregiudizi. Forse perchè sanno di non essere dalla parte della ragione.

lunedì 5 marzo 2012

Forza Nuova invita lo studente del Liceo Berchet (e tutti quelli che lo vorranno) ad un dibattito pubblico sulla libertà di espressione

Sabato mattina alcuni giovani di Lotta Studentesca che stavano effettuando un volantinaggio di routine davanti al liceo Classico Berchet, sono stati aggrediti sia verbalmente che fisicamente da alcuni studenti dell’istituto che volevano impedirne l’azione politica.
Fra questi studenti, uno in particolare si è distinto per la veemenza con cui tentava di impedire ai giovani di LS il diritto di espressione garantito a tutti i cittadini italiani dall’articolo 21 della Costituzione.
Naturalmente quasi tutti i giornali, Repubblica in particolare, hanno stravolto la realtà arrivando addirittura a parlare di aggressione antisemita. Prontamente smentita tra l’altro dal diretto interessato.
Forza Nuova invita ufficialmente quello studente e tutti quelli che non hanno paura del confronto ad un pubblico dibattito sull’importanza della libertà di espressione che dovrebbe essere garantita a tutti i cittadini. E non solo ad alcuni, come spesso capita.
La paura genera pregiudizi. Forza Nuova non ha paura.
Forza Nuova Milano

domenica 4 marzo 2012

Diniego della Questura, aggressione contro LS e contrapposizione tra giovani della sinistra e della destra radicali: qualche considerazione





La Questura di Milano ha negato, domenica 4 marzo, l’autorizzazione al Presidio di FN a difesa dell’articolo 21 mentre ha consentito che i soliti dinosauri dell’antifascismo militante potessero manifestare contro il comizio organizzato dalla Fiamma Tricolore in piazza S.Carlo. Le motivazioni, davvero pretestuose si possono leggere sul diniego qui sopra riportato.
Inoltre, sabato mattina alcuni giovani di Lotta Studentesca che volantinavano davanti al Liceo Berchet, sono stati aggrediti sotto gli occhi di alcuni agenti della digos che sono intervenuti solo ad aggressione ormai avvenuta. Noi riteniamo che il dualismo fascismo/antifascismo sia l’arma spuntata di chi ha paura del confronto. Ma è ancor più evidente che esista una regia (tra cui giornali come Repubblica) che ha tutto l’interesse a soffiare sul fuoco della contrapposizione tra giovani di opposte opinioni politiche per poi giustificare la necessità di una conseguente ondata repressiva. Un’ondata repressiva che si è già scatenata nei confronti della destra e della sinistra radicali che sono rimaste le uniche voci fuori dal coro della grande alleanza che sostiene il governo delle banche, del taglio dei diritti dei lavoratori, dell’impoverimento degli italiani, delle grandi e inutili infrastrutture e delle cosiddette riforme che vogliono limitare il confronto politico attraverso i “tecnici” e i loro servitori.

lunedì 16 gennaio 2012

I nuovi Vespri Siciliani

In Sicilia il Movimento dei Forconi è in marcia.


Come i Vespri siciliani storici, questi sommovimenti siciliani preannunciano radicali cambiamenti in Italia, la cui portata è al momento imprevedibile.

Infatti, più di cento mila manifestanti tra agricoltori, artigiani, commercianti, professionisti stanno bloccando la Sicilia per chiedere le giuste rivendicazioni, per assicurare reddito alle proprie aziende e alle proprie famiglie ridotte al fallimento per le scelte sbagliate della politica regionale e nazionale.

Si prevede entro stasera il blocco totale della Sicilia.

I manifestanti chiedono ad alta voce… le dimissione del governatore della Sicilia, Lombardo, dice Martino Morsello del Movimento dei Forconi, per aver tradito i siciliani, per averli raggirati nelle precedenti elezioni avendo promesso loro la defiscalizzazione dei prodotti petroliferi e l’applicazione dello statuto siciliano.

Non è escluso nelle prossime ore che i manifestanti agiranno con maniere forti per chiedere al gorverno regionale le riforme e provvedimenti adeguati.

Questo nonostante la censura mediatica in atto sul Movimento!

http://ilcorrosivo.blogspot.com/2012/01/i-forconi-in-sicilia-censurati-dai-tg.html

Forza Nuova è, anche questa volta, a fianco del Popolo contro i Poteri e le Mafie che condizionano e opprimono non solo la Sicilia ma tutta l’Italia:

Questo il comunicato della Segreteria Nazionale di ForzaNuova dello scorso 11 gennaio

lunedì 9 gennaio 2012

I soldi della Lega Nord? Finiscono investiti in Tanzania

C’è aria di burrasca nella Lega Nord dopo la diffusione delle notizie sui giri di denaro che hanno interessato i conti del partito, documentati con dovizia di particolari in un articolo pubblicato domenica sul Secolo XIX. Di questi soldi, provenienti dai rimborsi elettorali, tanti nel movimento non sapevano nulla e probabilmente sarà la segreteria politica in programma per oggi nella sede milanese del Carroccio a chiarire la faccenda.

Negli ultimi giorni dell’anno appena concluso un conto da 10 milioni di euro, gestito direttamente dal segretario amministrativo federale del Carroccio Francesco Belsito, è stato letteralmente prosciugato e i soldi sono stati investiti in gran parte all’estero tra Norvegia, Cipro e Tanzania. Stando alla ricostruzione del quotidiano genovese, i movimenti-base dei soldi leghisti verrebbero gestiti attraverso diversi conti correnti ordinari nelle varie filiali del Banco popolare, i movimenti straordinari sarebbero invece coordinati da Banca Aletti.

“I movimenti-base – si legge nell’articolo di Mari – sono vistosi spostamenti, in entrata e in uscita: nell’ultimo semestre dai soli conti liguri sono stati trasferiti almeno 700 mila euro ad altri conti della Lega Nord, sono stati emessi almeno 450 mila euro in assegni circolari e lo stesso Belsito ha ritirato in contanti almeno 50 mila euro”.

Per quanto riguarda invece il fitto programma di investimenti leghisti andato in scena tra il 15 e il 30 dicembre scorsi le cifre sono ancora più corpose. Il primo movimento porta dritti a Cipro: “1,2 milioni di euro dalla Lega Nord per l’acquisto di quote del fondo “Krispa Enterprise ltd”. Il fondo è basato a Larnaca, città turistica della costa meridionale, vicina al confine con Cipro Nord”. Passa qualche giorno e un’altra parte dei fondi del partito di Bossi partono alla volta del nord Europa: “7,7 milioni di corone norvegesi (poco più di un milione di euro) vincolato per sei mesi a un interesse del 3,5%”. L’ultimo spostamento di danaro ordinato da Genova è quello per “il collocamento dei 4,5 milioni di euro per un’operazione in Tanzania”. Quest’ultimo investimento, sempre stando alla ricostruzione del Secolo XIX, coinvolgerebbe anche il consulente finanziarioStefano Bonet, il cui nome è legato anche ad un rocambolesco fallimento societario risalente al 2010, oltre ad essere in affari con l’ex ministro Aldo Brancher (che si è dimesso dopo 17 giorni perché indagato sulle scalate ad Antonveneta).

Francesco Belsito, plenipotenziario tesoriere del Carroccio legato con un filo diretto al Capo, Umberto Bossi, ha puntualizzato che “queste informazioni sono una grave violazione della privacy e delle regole bancarie”, spiegando di non conoscere nel dettaglio le operazioni, perché, dice, “noi ci affidiamo a banche e promotori di cui ci fidiamo. Non sono operazioni in paradisi fiscali ma investimenti alla luce del sole. Noi investiamo con concretezza, ci fidiamo dei nostri consulenti e scegliamo le cose migliori”.

Inutile dire che la notizia non è stata accolta con entusiasmo in casa leghista dove c’è già chi auspica una spiegazione, come l’eurodeputato Matteo Salvini, che ricorda: “Ci sono diverse sezioni che chiedono 100 euro ai militanti per pagare l’affitto a fine mese. La Padania, il nostro quotidiano, versa in difficoltà economiche che tutti conoscono. E poi leggiamo della Tanzania… Spero, per rispetto dei militanti, che ci sarà una spiegazione per ogni quattrino speso”.

giovedì 5 gennaio 2012

Ungheria. La svolta invisa all’alta finanza.


In Ungheria, cuore della Mitteleuropa, sta avvenendo qualcosa di atipico, che l’opinione pubblica occidentale ha finito per considerare estraneo e finanche pericoloso, a seguito di un addomesticamento culturale passato negli anni attraverso fitte campagne mediatiche atte a promuovere quello liberista come l’unico, valido modello di sviluppo.

Succede che il tricolore magiaro sormontato dalla corona di Santo Stefano è tornato a sventolare nel cielo plumbeo di Budapest, per affermare una sovranità nazionale che favorisce il popolo e terrorizza i banchieri.

Il primo gennaio è entrata in vigore la nuova Costituzione ungherese, voluta dal governo di Viktor Orbán ed approvata nell’aprile scorso dal Parlamento (dove il partito di governo Fidesz gode di due terzi della maggioranza). La nuova Carta, redatta con accenti che rievocano antichi lustri d’identità nazionale, è contraddistinta da una serie di provvedimenti che mirano a ricostruire un potere sovrano. Al suo interno spiccano tuttavia misure controverse, che hanno generato malumori giacché limitative di alcune, definite da molti “derive etiche” e da altri “libertà individuali”. In nome della tradizione cristiana, cemento dell’unità e motore dello sviluppo storico dell’Ungheria, l’esplicita frase iniziale “Dio benedica gli ungheresi” indica l’assetto culturale su cui si basa tutto l’impianto della nuova Costituzione. L’embrione, anzitutto. La nuova Carta lo considera un essere umano fin dal suo concepimento, così sgomberando il campo della discussione sulla liceità dell’aborto da equivoci derivanti dal mese di gravidanza. Il matrimonio, poi. E’ autorizzato espressamente solo quello tra un uomo e una donna. Inoltre, le comunità religiose che potranno beneficiare di sovvenzioni pubbliche vengono portate da 300 a 14, un taglio che va a discapito solo di ristrettissime minoranze e che consente cospicui risparmi per le casse dello Stato, dunque per la comunità tutta. Sempre a vantaggio del popolo ungherese, spunta una norma che fissa per tutti l’aliquota fiscale al 16% (attualmente l’Ungheria, con il suo 27% di valore normale dell’aliquota, è il Paese dell’Unione europea con la percentuale di imposta più alta). Le misure in ambito economico sono proprio quelle che maggiormente preoccupano l’estero, rappresentato soprattutto in questa campagna anti-ungherese dalle lobby della finanza, colpite nei loro interessi particolari dalla svolta costituzionale di Viktor Orbán. Con la nuova Carta, infatti, la Banca centrale ungherese dipende direttamente dal governo: il Primo ministro sceglie i suoi assistenti, inoltre sei dei nove membri del consiglio monetario della Banca centrale sono nominati dal Parlamento. Questo cambio di registro non fa che complicare i già tormentati rapporti tra la Banca centrale ungherese e agenti esterni della finanza, ovvero Fondo Monetario Internazionale e istituzioni finanziarie europee. Nel settembre scorso il sistema bancario internazionale è entrato ufficialmente in rotta di collisione con l’Ungheria. Durante quel mese, per arginare la crisi derivante dal debito pubblico più alto in un Paese dell’Est, il governo Orbán ha favorito i suoi cittadini che avevano contratto un debito con le banche in valuta straniera svalutando forzosamente la moneta nazionale. Lo strappo ha generato una svalutazione del fiorino ungherese di circa il 23%, di oltre il 12% se in euro. Ciò significa che occorrono meno fiorini per ripagare il debito, di fatto la svalutazione si trasforma in uno sconto. Come se non bastasse questa rivoluzionaria riforma finanziaria, si è imposto per legge che la differenza tra il valore nominale del cambio monetario e quello reale venga imputato agli istituti di credito che sono detentori dei debiti.

Quella manovra approvata a Budapest a settembre ha creato intorno all’Ungheria uno stuolo di nemici acerrimi facenti capo all’alta finanza, molto temibili per via del loro indiscutibile potere economico e pronti a sferrare un agguato non appena si fosse presentata occasione propizia. Solo oggi, un’ondata di costernazione popolare contro la nuova Costituzione – fisiologica in ogni Paese democratico, specialmente in tempi di crisi – è diventato lo strumento che questi nemici stanno brandendo all’indirizzo dell’Ungheria. La stampa occidentale finanziata dal grande capitale trasforma così la pur partecipata manifestazione di dissenso in riva al Danubio dello scorso 2 gennaio in “oceaniche sfilate di massa”, tacendo invece su un consenso equivalente al 52,7% dei voti che hanno consentito ad Orbán e al suo governo, nell’aprile 2010, di insediarsi. Ma non solo. La stampa occidentale, pur di diffamare il presidente magiaro e il suo governo, rispolvera anche l’evidentemente mai sopito (dalle coscienze di certi intellettuali) nostalgismo vetero-marxista. Ecco che una colpa di Orbán diventa quella di aver nominato personalità nuove in settori dirigenziali della cultura, sinora monopolio assoluto di ristrette cerchie legate al cupo passato comunista del Paese. Un’altra colpa? Quella di voler rimuovere la statua, piazzata proprio davanti al Parlamento, del poeta di origini rumene Attila Jozef, celebre cantore dell’ideologia marxista. La quale ideologia marxista – è bene ricordarlo agli smemorati – ha causato all’Ungheria, durante la sola insurrezione ungherese del 1956, l’orrore di 2.652 morti e 250.000 feriti (il 3% di tutta la popolazione).

Intanto, la guerra contro l’Ungheria è iniziata anche su altri fronti, oltre a quello giornalistico. Le speculazioni finanziarie che hanno colpito il mercato ungherese sortiscono effetti devastanti. Standard & Poor’s, a seguito delle recenti dinamiche borsistiche che hanno sfavorito Budapest, ha definito il rating (l’affidabilità economica) dell’Ungheria uno “junk”, ossia spazzatura. In campo politico, invece, è l’Unione europea che fa la sua parte, avendo minacciato il Paese magiaro di sospendere gli aiuti economici dopo l’entrata in vigore della nuova Costituzione. Dal canto suo, il governo di Orbán non sembra intimorito e invita la Commissione europea al dialogo. “Abbiamo inviato il testo (della nuova Costituzione, NdR) a Bruxelles. Se la Commissione troverà punti di cui discutere, noi siamo pronti alle consultazioni, siamo aperti” ha riferito Peter Szijjarto, portavoce del premier.

Questo scenario di ostracismo anti-ungherese rende legittimo un quesito: più corretto definire dittatura la svolta nazionale, autoritaria e sociale di Viktor Orbán o le bieche operazioni della finanza internazionale che mirano a soffocarne le aspirazioni sovrane?

Federico Cenci

http://www.agenziastampaitalia.it/index.php?option=com_content&view=article&id=6374:ungheria-la-nuova-costituzione-una-svolta-autoritaria-invisa-allalta-finanza-&catid=3:politica-estera&Itemid=35