domenica 26 settembre 2010

Milano, 25 settembre, Manzoni: chi c'era sa

Sono le 13.00 e in via Caminadella arrivano una decina di giovani forzanovisti. Repubblica ha pubblicato la notizia che al blasonato liceo Classico Manzoni.ci sarebbe stato un volantinaggio dei nostri.

Il tam tam tra le zecche corre veloce via internet.

La Digos, qualche giorno prima ci ha vietato un banchetto politico in piazza S.Babila.
La Digos è informata della nostra attività di oggi davanti alla scuola, tanto da tele
fonarci la mattina presto per i dettagli.

La Digos blocca i nostri ragazzi nella via.

La Digos presidia via Orazio e lo slargo davanti al Manzoni. In pochi minuti proprio da quella direzione arrivano una settantina di appartenenti ai cessi sociali milanesi che si sono riuniti per l’occasione.
Sono armati di tutto punto. Bastoni, pietre, spranghe, assi di legno. E sono passati indisturbati davanti alla Digos. Quella stessa Digos che continua a tenere bloccati i nostri imepedendogli di fatto una legittima difesa.

Le zecche, proprio come fanno le iene con i leoni stanno a debita distanza, abbozzano patetici attacchi contro i nostri ragazzi disarmati tentando di circondare in 20 contro uno, chi dei nostri si trova avanti a tutti. Lanciano la loro pattumiera.

Toni ha la faccia insanguinata, un paio di camerati lo strappano dai prodi antifà che sono riusciti a circondarlo. Una zecca scivola e picchia la faccia sul duro cemento sporcandolo di rosso.

Lo sguardo di Toni, immortalato oggi da tutti giornali è il nostro sguardo. Il suo odio è il nostro. Guardatelo bene: noi non abbiamo paura. Ci si vede. Presto.

Forza Nuova Milano
Alcune agenzie:
MILANO: FORZA NUOVA, NOI VITTIME DI AGGRESSIONE ORGANIZZATA =
STAMANE SCONTRO CON ANTAGONISTI DAVANTI AL LICEO MANZONI

Milano, 25 set. (Adnkronos) – I ragazzi di Forza Nuova,
protagonisti degli scontri avvenuti stamane davanti alla sede
del’istituto Manzoni a Milano non ci stanno a passare da “violenti e
provocatori”. Il portavoce milanese, Marco Mantovani, parla di
“un’aggressione organizzata” che ha visto di fronte “dieci contro 70″.
Negli scontri e’ rimasto ferito un 25enne, da lungo tempo militante
del partito di estrema destra. Per lui, “colpito con un sasso sono
stati necessari -spiega- due punti di sutura in testa”.
La ricostruzione di quanto accaduto e’ precisa: “Stavamo
raggiungendo il Manzoni per andare a volantinare. Un’attivita’ di cui
avevamo informato la Digos quando, in via Caminadella, sono spuntati
una settantina di ragazzi, con caschi e sciarpe, armati di bastoni,
sassi e bottiglie”.
Una sorta di ‘agguato’ che segue altri episodi tra i due gruppi,
ultimo “alcune scritte di minacce lasciate da alcuni antagonisti sotto
casa di un militante”, spiega il portavoce di Forza Nuova. Per
‘vendicare’ quell’affronto e spiegare che “non abbiamo paura di
nessuna minaccia e nulla fermera’ la nostra azione politica, stavamo
andando a distribuire i volantini. I violenti -conclude- non siamo
noi”.

(ANSA) – MILANO, 25 SET - Rischia di essere un anno
scolastico caldo a Milano, dove, oggi davanti al Liceo Classico
Manzoni sono scoppiati dei tafferugli quando una decina di
esponenti di vari ambienti dell’estrema destra cittadina, che
intendevano volantinare all’esterno, sono stati aggrediti da un
folto gruppo di giovani dell’area antagonista.
Il bilancio e’ di un ferito non grave, di un paio di contusi
e di una decina di giovani di destra identificati. Ma l’episodio
potrebbe segnare profondamente la serenita’ tra gli studenti
dell’istituto, da tempo al centro di tensioni politiche e che
oggi apparivano divisi nel valutare la linea da tenere dopo i
tafferugli. Molti di essi, davanti alla scuola, pur rivendicando
una ”linea antifascista” hanno preso le distanze dall’azione
violenta.
Possibili tensioni erano gia’ state annunciate dal tam tam
scolastico e su internet per l’intenzione dei giovani
dell’estrema destra di volantinare, dopo che scritte neofasciste
erano state lasciate sui muri e dopo alcuni spintoni e calci
volati ieri tra studenti di sinistra e giovani vicini alla Lega.
Ad un certo punto, pochi minuti dopo le 13, mentre una
cinquantina di giovani liceali si trovava in presidio, sono
arrivate alcune decine di attivisti dell’area antagonista,
alcuni dei quali, armati di bastoni e catene, si sono subito
diretti verso il gruppetto di una decina di neofascisti che da
via Caminadella stava dirigendosi verso il liceo. Il blitz ha
colto di sorpresa le forze dell’ordine presenti sul posto e il
gruppo e’ riuscito ad arrivare a contatto con i giovani
dell’estrema destra. Ne e’ nato un breve scambio di colpi fino a
quando polizia e carabinieri si sono frapposti definitivamente.
Dopo alcuni ulteriori lanci di bottiglie (un giovane di destra
sanguinava vistosamente dal volto), i ragazzi di destra sono
stati allontanati dalla polizia e la situazione e’ tornata alla
calma. La polizia si e’ schierata in forze lungo tutte le vie
adiacenti, mentre il gruppo di una cinquantina di giovani
antagonisti si e’ allontanato in direzione Porta Ticinese, e la
Digos ha seguito i giovani di estrema destra per evitare che
tornassero nei pressi del liceo.
Si e’ creata pero’ una evidente spaccatura, tra i liceali.
Tra i tanti ragazzi rimasti a discutere davanti all’ingresso del
liceo, in via Olona, dopo l’allontanamento dei neo fascisti e
degli antagonisti non c’era infatti accordo su come commentare
pubblicamente l’episodio. Alcuni avrebbero voluto appoggiare
l’azione, ma la maggior parte preferiva prendere le distanze
quanto meno dall’aggressione. ”Noi dobbiamo dirlo che tra quei
giovani dei centri sociali non ce ne era neanche uno dei
nostri”, urlava una ragazzina. ”Si, ma domani sui giornali
scriveranno che al Manzoni e’ morto l’antifascismo”, replicava
un compagno. ”Per me era meglio se stavano a studiare, qui di
casini ne abbiamo gia’ abbastanza”, diceva un’altra ragazza.
”Solo due o tre anni fa sarebbe stato impossibile sentire cose
simili”, hanno commentato, poco distanti, due agenti della
digos.(ANSA).

MILANO: FIORE (FN), QUESTORE SI DIMETTA DOPO SCONTRI AL MANZONI =
Milano, 25 set. (Adnkronos) – “A noi non interessa la logica
degli opposti estremismi ma pretendiamo di poter fare attivita’ come
costituzionalmente garanti. Le dimissioni del Questore mi paiono il
minimo: fare politica deve essere un diritto per tutti”. Il segretario
di Forza Nuova, Roberto Fiore, interviene dopo gli scontri avvenuti
vicino al liceo Manzoni a Milano tra militanti di estrema destra e
antagonisti.
“Quanto accaduto oggi e’ di una gravita’ inaudita -sottolinea- e
se possibile altrettanto grave e’ l’atteggiamento di alcuni organi di
informazione che davanti ad un’aggressione manifesta blaterano di
opposti estremismi e di provocazioni da parte del nostro partito”.
L’episodio di oggi “ha visto dieci tra i nostri ragazzi venir
attaccati da settanta persone. Qui non si tratta di rissa, si tratta
di un attacco unilaterale, e mi chiedo -conclude- come sia possibile
oggi che un partito politico non possa effettuare un volantinaggio in
serenita’”.

TAFFERUGLI LICEO MANZONI: FIORE, NON ABBASSEREMO LA GUARDIA
(V. ‘TAFFERUGLI DAVANTI AL…’ DELLE 13.20)
(ANSA) – MASSA,(MASSA CARRARA) 25 SET
- ”Solidarieta’ ai
miei giovani militanti di Milano che sono stati aggrediti da
alcuni militanti di estrema sinistra. Questo ci insegni a non
abbassare mai la guardia”. Roberto Fiore, segretario nazionale
di Forza Nuova, ha commentato cosi’ gli scontri avvenuti a
Milano tra i giovani di Forza Nuova e un gruppo di estrema
sinistra.
”So che sono finiti in questura solo i nostri, solo i
militanti di Forza Nuova – ha aggiunto Fiore parlando a margine
dell’inaugurazione della nuova sede di FN a Massa (Massa
Carrara) – e questo e’ uno scandalo, perche’ tutti hanno visto
che l’aggressione e’ partita dalla sinistra. Si e’ trattato di
un vero e proprio attacco. Attenzione a non farci intimidire”.

Un commento (che non piace ai compagni) da indymerda lombardia
non c’è stato nessuno scontro. i “compagni”, una sessantina, armati di tutto e di +, che lanciavano fumogeni e bottiglie. I “fasci” che cercavano di stare uniti per difendersi da un eventuale scontro fisico (che non c’è stato). l’unica cosa che può definirsi “scontro” è stata una carica di botte e ombrellate in testa ad un fascio che si è staccato dal gruppo (o forse non si è mai unito) e si è scagliato da solo contro i compagni. poi i suoi amici fasci si sono lanciati per cercare di tirarlo fuori.. tra un cazzotto e l’altro. oltretutto il ferito è stato 1 SOLO, quindi smettetela di parlare di botte o di scontri quando è stato un cazzo di tafferuglio cagoso. i fasci erano solo 10 e gli antifa 60, se ci fosse stato un vero scontro i fasci a quest’ora dovevano essere sotto il cemento. bravi, avete fatto andare via i neofascisti che da un po’ di tempo rompevano i coglioni in tutta milano… ma smettetela di enfatizzare la cosa, non c’è stato nulla di eroico.

uno studente del manzoni che ha assistito alla scena.








martedì 21 settembre 2010

Milano, scuola elementare di Via Paravia. Il pianto dell’unico bambino italiano: “Parlano tutti in arabo, non capisco”


Test fallito in via Paravia. Parlano i genitori di uno dei due piccoli tra 19 stranieri. Loris non vuole andare in classe. "Teniamo a casa nostro figlio e cerchiamo un'altra scuola".


Adesso cercano una nuova elementare. “Ma siamo preoccupati per i bimbi arabi: come impareranno la nostra lingua se restano tra loro? Credevamo in questa scuola nella integrazione, nello scambio di culture. Siamo stati ingenui ma le istituzioni non possono esserlo”. A parlare è Giada Zaini, 33 anni. “Lui in quella classe non vuole più andare. Piange, dice che si sente diverso, che i suoi compagni fra loro parlano arabo e lui non capisce”. Loris ha 6 anni ed era uno dei due bambini italiani iscritti nell’unica classe prima delle elementari di via Paravia, assieme a 19 compagni stranieri, quasi tutti nordafricani.

“Il nostro è stato un esperimento fallito e se ci penso mi sento in colpa con Loris”, dice ora mamma Giada, che lo aveva portato in quella scuola di proposito, di modo che potesse stare con alcuni suoi compagni dell’asilo. Ragazzini stranieri, ovviamente, a cui il piccolo è affezionato. Ma una volta entrato in aula “ha capito che lì lo straniero era lui” spiega il papà, Massimiliano Casali, 33 anni, allenatore di cavalli da corsa. Da due giorni Giada e Massimiliano fanno il giro delle scuole del quartiere, chiedendo di potere iscrivere il figlio in una classe “dove ci siano almeno un po’ di italiani”. L’impatto è stato brutale. “Il primo giorno di lezioni – racconta la mamma – sono entrata nell’aula e avrei voluto fotografare i bambini, tutti insieme. Alcuni genitori, forse egiziani, me lo hanno impedito in modo brusco. Mi hanno detto che non mi sarei dovuta permettere di fotografare i loro figli, e che avrei dovuto inquadrare mio figlio da solo al banco”. Convinta che “fra italiani e stranieri non c’è differenza e l’integrazione è importante”, si aspettava un benvenuto diverso.

Per iscrivere Loris nella “scuola ghetto” di via Paravia aveva dovuto bisticciare con Mara, la suocera, che l’aveva messa in guardia: “Una scuola senza italiani è una cosa fuori dal mondo”. Giada ha tenuto duro. Pensava che il fatto di avere in classe un paio di amichetti sarebbe stato più importante rispetto alla nazionalità dei compagni. Ma alla prova dei fatti si è dovuta ricredere. Se l’episodio della fotografia ha fatto vacillare la convinzione multiculturale della mamma, il papà ha capito in quale situazione era finito suo figlio quando ha chiesto alla preside di iscrivere il bambino all’ora di religione. “Non sono cattolico praticante – racconta – ma mi sarebbe piaciuto che Loris la frequentasse. Sua nonna ci tiene, e il cattolicesimo è una parte importante della nostra cultura. La preside mi ha spiegato che però rischiava di ritrovarsi solo in classe, dal momento che tutti gli altri bambini avrebbero probabilmente scelto l’ora alternativa”. Tornato a casa la sera, arrabbiato e deluso, ha dovuto consolare il figlio in lacrime, diverso perché italiano. Ed è finita così l’avventura dei genitori di Loris, la cui buona volontà di integrazione si è schiantata contro il disastro dell’amministrazione. E lo stesso destino subirà l’altra bimba italiana della classe: i suoi genitori stanno cercando un’altra scuola.

In via Paravia ci sarà quindi una prima elementare composta solo da bambini stranieri, una classe che in realtà non dovrebbe esistere. Il ministro Gelmini ha infatti varato un regolamento che prevede il tetto del 30 per cento per gli stranieri in ogni classe, per mettere fine “alle scuole ghetto”. Peccato che, a forza di deroghe, in Lombardia il principio non sia stato applicato in nessuna delle 129 scuole che sforavano il tetto. Oltre a via Paravia ci sono molte altre classi dove gli italiani sono minoranza. Alle medie di via General Govone, ad esempio, è italiano uno studente su tre: il famoso 30 per cento, ma al contrario.

“Adesso la nostra unica preoccupazione è trovare una nuova scuola per Loris – dice Giada – siamo stati ingenui, ma le istituzioni non possono esserlo. Lo dico anche per i bimbi stranieri: come potranno imparare bene l’italiano se non lo parlano nemmeno fra di loro?”. Il direttore scolastico regionale Giuseppe Colosio, a cui Giada e Massimiliano hanno scritto ieri per raccontare la loro vicenda, da un anno e mezzo promette che “presto l’inaccettabile situazione di via Paravia sarà affrontata”. Per ora di concreto c’è la convocazione di una riunione con la preside Agnese Banfi, in programma domani “per chiedere spiegazioni”.

di FRANCO VANNI, Repubblica.it

mercoledì 15 settembre 2010

Economia, 250 laureati in Cattolica esclusi dalle magistrali

Milano,15 Settembre 2010. Escono le graduatorie per l’accesso e alle magistrali, e con grande sorpresa, a pochi giorni dall’ inizio delle lezioni, numerosi studenti si ritrovano fuori.

Durante il percorso triennale, a questi stessi studenti, è sempre stato detto di non badar tanto alla media, e seguendo tale consiglio, si sono visti sorpassare in graduatoria da laureati esterni.

E’ giusto dire che tale problema, si è verificato solo per gli studenti che avevano richiesto l’ammissione alla laurea magistrale in Management, mentre per gli altri tre corsi di laurea, Mercati e strategia, Economia e Legislazione d’impresa, tale problema non si è verificato.

Possibile, ci chiediamo noi, che l’università non abbia informato gli studenti sui criteri d’ammissione? Possibile, inoltre, che la stessa università, viste le più di 700 domande d’ammissione arrivate ad Agosto, non abbiano pre-avvisato gli studenti circa l’eventuale non ammissione?

Qualsiasi sia il motivo, IL DIRITTO ALLO STUDIO AI LAUREATI IN UNICATT NON è STATO GARANTITO, chiediamo dunque, per gli anni futuri, più chiarezza e che venga garantito un canale preferenziale ai nostri laureati.

Il Cuib d’ Avanguardia

www.cuibavanguardia.wordpress.com

martedì 14 settembre 2010

Milano, Cattedre scoperte, attività ridotte la scuola “tagliata” riparte nel caos

È una scuola dimezzata quella che è cominciata ieri per 433mila studenti fra città e provincia. Nelle classi mancano 1.425 insegnanti, che i presidi dovranno cercare fra i supplenti precari rimasti senza cattedra. Quasi ovunque si fa lezione a orario ridotto, e in molte elementari la mensa è ancora chiusa. Alle superiori, riformate dal governo, non va meglio.

La nomina dei supplenti annuali si è conclusa sabato scorso, e restano buchi di orario che i presidi cercano di colmare in corsa. Al classico Carducci le cattedre vuote sono tre. Allo scientifico Einstein sono due i docenti da trovare, altrettanti al Marconi, e al Leonardo da Vinci rimangono da coprire tredici ore di inglese. All’alberghiero Vespucci mancano tre insegnanti, al tecnico Gentileschi sei, al professionale Marelli sette. Non si salva nemmeno il liceo musicale Tenca: ai ragazzini di prima iscritti al nuovo indirizzo mancano due insegnanti.

Al direttore scolastico regionale Giuseppe Colosio, che aveva promesso “un avvio di anno con tutti gli insegnanti in classe”, la Cgil chiede le dimissioni: “Assieme alla Gelmini - si legge in una lettera aperta - lei è artefice del più grave danno che la scuola milanese ha subito dal dopoguerra”. I tagli di insegnanti, 1.300 fra Milano e hinterland, hanno eroso la qualità del tempo pieno alle elementari, che con meno insegnanti si è inceppato.

Alla scuola di via Salici, dove i ragazzini sono stati mandati a casa alle 12.30, la vice preside Vania Zadro allarga le braccia: “Non sappiamo se attiveremo i laboratori”, dice. Stessa situazione alla scuola Montessori, dove sono state annullate le uscite didattiche. “Noi insegnanti siamo un numero insufficiente - dice la vice preside Luisa Sabbatini - fatichiamo a coprire l’orario scolastico”. In quasi tutte le elementari il tempo pieno in almeno una sezione viene garantito solo alternando più maestre, fino a cinque, visto che il rapporto di due docenti per classe è venuto meno. Una situazione che ha scatenato una valanga di proteste.

I precari della scuola domani alle 18 saranno in presidio davanti al provveditorato. Mille supplenti annuali fra Milano e provincia rischiano di trovarsi disoccupati, visto che le scuole non chiameranno che metà dei docenti senza contratto. E mentre i precari si preparano a fare ricorsi, incassano l’appoggio di Cgil e Cisl, che scrivono al provveditore Giuliana Pupazzoni “per sapere le ragioni di meccanismi di assegnazione delle cattedre poco chiari”.

Ieri il Pd ha distribuito volantini “contro lo sfascio della scuola pubblica” di fronte a cento scuole, e oggi alle 20.30 partirà da via Amoretti a Quarto Oggiaro la fiaccolata degli insegnanti dell’istituto professionale Greppi, che si oppongono alla privatizzazione della scuola. Proteste anche all’istituto professionale Meroni, a Lissone, dove la chiusura di due classi costringe gli studenti a rivolgersi a scuole molto distanti.

Nel clima incandescente dell’avvio, i militanti di Forza Nuova hanno approfittato per aprire la stagione della passione politica nei licei. Sui muri di fronte ai classici Manzoni, Berchet e Carducci hanno scritto “good morning, siamo tornati”, come monito ai collettivi studenteschi. Ma a preoccupare i ragazzi, più che le contese fra i gruppi politici, sono gli stravolgimenti di orario introdotti dalla riforma. La durata delle lezioni viene portata a 60 minuti, da 55 che erano, e si riduce il numero delle ore settimanali negli istituti tecnici e professionali.

“Staremo a casa sabato, ma dovremo rientrare a scuola venerdì pomeriggio - dice un ragazzo di terza all’istituto commerciale Schiapparelli Gramsci - rispetto allo scorso anno perdiamo quattro ore di informatica”.

di TIZIANA DE GIORGIO e FRANCO VANNI, Repubblica.it

14 settembre 2010

venerdì 10 settembre 2010

Atreju blindata: c’è Maroni. Forza Nuova aggira i blocchi e consegna la tessera

Bergamo non si ripeterà. Le minacce di Maroni, il ministro di polizia pregiudicato per aver fatto a botte con i poliziotti, sono state attuate un’altra volta. Ci avevano provato gli ultrà juventini domenica a Torino alla festa della Lega ma l’unico che era riuscito a bucare il filtro era stato un giovane in carrozzella, cinicamente ritenuto inoffensivo. Stavolta, invece, a incappare nelle strette maglie dei controlli sono stati una ventina di militanti romani di Forza nuova, decisi a consumare una protesta simbolica contro la tessera del tifoso. Gli ordini erano severissimi: fermare tutti agli ingressi, non far passare nessuno, identificare tutti ma un manipolo è riuscito ad aggirare la blindatura di Colle Oppio, tradizionale luogo della festa giovanile della destra romana.
Dodici persone sono state bloccate dalla Polizia – rende noto l’Adnkronos – mentre tentavano di avvicinarsi alla spicciolata all’area della manifestazione ‘Atreju’, organizzata dai giovani del Popolo della Libertà, in cui oggi è intervenuto, tra le altre autorità, il Ministro dell’Interno Roberto Maroni. È successo intorno alle 17,30, in due diverse circostanze in via di San Gregorio e in viale Parco del Celio. I dodici, di cui alcuni gravitanti nell’area di Forza Nuova sono stati accompagnati in ufficio per l’identificazione e sono stati segnalati all’Autorità giudiziaria per manifestazione non autorizzata. I servizi per garantire l’ordine e la sicurezza pubblica in occasione dell’evento, attentamente pianificati con ordinanza di servizio e preceduti da un tavolo tecnico presieduto dal Questore, hanno consentito che tutto si svolgesse regolarmente.
Un comunicato del gruppo rivendica l’iniziativa: «Forza Nuova ha contestato oggi alla festa dei giovani del Pdl ‘Atreju 2010′ il Ministro degli Interni Roberto Maroni» consegnandogli la ‘Tessera del politico numero 1′ come segno di protesta nei confronti della tessera del tifoso.«Mentre molti politici sono noti corrotti, i cittadini vengono preventivamente schedati Maroni dovrebbe pensare di più alla sicurezza degli italiani, occuparsi dei rom che cacciati dalla Francia arrivano a Roma, all’immigrazione che aveva promesso di fermare ma non ha fatto. Ed i dati parlano chiaro e svelano le menzogne leghiste.Una ventina di militanti di Forza Nuova sono stati fermati»
E il leader romano di Forza nuova, Gianguido Saletnich smentisce la versione dell’agenzia di stampa, in un commento a questo post che io ho deciso di spostare qui nel testo principale: “Non ci sono state denunce, la nostra azione era goliardica: abbiamo consegnato a Maroni, perchè si sappia che l’azione è riuscita perchè alcuni dei nostri erano riusciti ad entrare, la Tessere del Politico, la numero 1 per esprimere la nostra contrarietà ad un provvedimento che di fatto non risolve il problema sicurezza, discrimina i tifosi di calcio rispetto agli altri tifosi, evidenzia ancora una volta i privilegi della casta perchè tutti i politici condannati con sentenza in giudicato accedono comunque liberamente agli stadi, e condanna oltremodo i tifosi che per aver magari lanciato un fumogeno una volta sono bannati a vita dagli stadi“.

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