È una scuola dimezzata quella che è cominciata ieri per 433mila studenti fra città e provincia. Nelle classi mancano 1.425 insegnanti, che i presidi dovranno cercare fra i supplenti precari rimasti senza cattedra. Quasi ovunque si fa lezione a orario ridotto, e in molte elementari la mensa è ancora chiusa. Alle superiori, riformate dal governo, non va meglio.
La nomina dei supplenti annuali si è conclusa sabato scorso, e restano buchi di orario che i presidi cercano di colmare in corsa. Al classico Carducci le cattedre vuote sono tre. Allo scientifico Einstein sono due i docenti da trovare, altrettanti al Marconi, e al Leonardo da Vinci rimangono da coprire tredici ore di inglese. All’alberghiero Vespucci mancano tre insegnanti, al tecnico Gentileschi sei, al professionale Marelli sette. Non si salva nemmeno il liceo musicale Tenca: ai ragazzini di prima iscritti al nuovo indirizzo mancano due insegnanti.
Al direttore scolastico regionale Giuseppe Colosio, che aveva promesso “un avvio di anno con tutti gli insegnanti in classe”, la Cgil chiede le dimissioni: “Assieme alla Gelmini - si legge in una lettera aperta - lei è artefice del più grave danno che la scuola milanese ha subito dal dopoguerra”. I tagli di insegnanti, 1.300 fra Milano e hinterland, hanno eroso la qualità del tempo pieno alle elementari, che con meno insegnanti si è inceppato.
Alla scuola di via Salici, dove i ragazzini sono stati mandati a casa alle 12.30, la vice preside Vania Zadro allarga le braccia: “Non sappiamo se attiveremo i laboratori”, dice. Stessa situazione alla scuola Montessori, dove sono state annullate le uscite didattiche. “Noi insegnanti siamo un numero insufficiente - dice la vice preside Luisa Sabbatini - fatichiamo a coprire l’orario scolastico”. In quasi tutte le elementari il tempo pieno in almeno una sezione viene garantito solo alternando più maestre, fino a cinque, visto che il rapporto di due docenti per classe è venuto meno. Una situazione che ha scatenato una valanga di proteste.
I precari della scuola domani alle 18 saranno in presidio davanti al provveditorato. Mille supplenti annuali fra Milano e provincia rischiano di trovarsi disoccupati, visto che le scuole non chiameranno che metà dei docenti senza contratto. E mentre i precari si preparano a fare ricorsi, incassano l’appoggio di Cgil e Cisl, che scrivono al provveditore Giuliana Pupazzoni “per sapere le ragioni di meccanismi di assegnazione delle cattedre poco chiari”.
Ieri il Pd ha distribuito volantini “contro lo sfascio della scuola pubblica” di fronte a cento scuole, e oggi alle 20.30 partirà da via Amoretti a Quarto Oggiaro la fiaccolata degli insegnanti dell’istituto professionale Greppi, che si oppongono alla privatizzazione della scuola. Proteste anche all’istituto professionale Meroni, a Lissone, dove la chiusura di due classi costringe gli studenti a rivolgersi a scuole molto distanti.
Nel clima incandescente dell’avvio, i militanti di Forza Nuova hanno approfittato per aprire la stagione della passione politica nei licei. Sui muri di fronte ai classici Manzoni, Berchet e Carducci hanno scritto “good morning, siamo tornati”, come monito ai collettivi studenteschi. Ma a preoccupare i ragazzi, più che le contese fra i gruppi politici, sono gli stravolgimenti di orario introdotti dalla riforma. La durata delle lezioni viene portata a 60 minuti, da 55 che erano, e si riduce il numero delle ore settimanali negli istituti tecnici e professionali.
“Staremo a casa sabato, ma dovremo rientrare a scuola venerdì pomeriggio - dice un ragazzo di terza all’istituto commerciale Schiapparelli Gramsci - rispetto allo scorso anno perdiamo quattro ore di informatica”.
di TIZIANA DE GIORGIO e FRANCO VANNI, Repubblica.it
14 settembre 2010
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