mercoledì 28 dicembre 2011

E’ arrivato un anno nuovo di zecca. Forza Nuova è pronta!

Per il Natale 1943, ogni rifugio aveva piantato il proprio albero di Natale, imbiancato con ovatta portata via agli infermieri. Al fronte, non avevo visto che Natali tristi. L’uomo beveva, cantava, beffeggiava; per un ora, andava benissimo. Poi ognuno si ricordava del Natale a casa, i tronchi che rosseggiavano, i bambini abbagliati, la sposa commossa, i canti così dolci. Gli sguardi si perdevano in lontananza, raggiungono gruppi isolati di casolari, appartamenti un tempo felici. Un soldato usciva: lo si trovava che piangeva solo, sotto la luna…Esattamente a mezzanotte, nel momento in cui quelli che facevano ancora gli spavaldi avevamo appena intonato il Minuit chretiens! Il cielo si infiammò. Non erano certamente né gli Angeli annunciatori, né le trombe di Betlemme: era l’attacco! I rossi, dicendosi che a quell’ora i nostri uomini sarebbero stati un po’ brilli, avevano aperto il fuoco con tutta la loro artiglieria e arrivavano al combattimento…All’alba, il fuoco si calmò. Il nostro cappellano distribuì la comunione alla truppa, che salì dalle postazioni, squadra per squadra, fino alla cappella ortodossa in cui fraternizzavano, molto cristianamente, il nostro prete vallone, vestito in feldgrau e il vecchio pope con la mitra viola. Là, i cuori dolenti o amari trovarono il sollievo. I genitori, la sposa, i bambini diletti avevano ascoltato la medesima messa, laggiù, e ricevuto la medesima Eucarestia…I soldati ridiscesero con le anime semplici, pure come la grande steppa bianca che balenava nel pomeriggio di Natale”.

Il tempo di Natale, Léon Degrelle

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